Le patologie cardiache sono tante e dagli esiti molto diversi tra loro: infarto, ictus, ischemia e angina pectoris sono termini che spesso vengono confusi, ma indicano problematiche specifiche con delle differenze che è importante conoscere.

Per il “Mese del Cuore” e la “Giornata Mondiale del Cuore” che si celebra il 29 settembre, nati per sensibilizzare riguardo la prevenzione delle malattie cardiocircolatorie, gli specialisti dell’Ambulatorio di Cardiologia del Centro San Camillo, a Bari, hanno stilato un breve glossario per fare chiarezza sulle parole che utilizziamo per definire i principali eventi cardiaci, anche a volte in maniera involontariamente inappropriata.

Infarto del miocardio

L’infarto (termine comune con cui si indica l’infarto del miocardio, detto anche attacco di cuore) è una problematica grave che si verifica quando un’area del muscolo cardiaco è severamente danneggiata. Le cellule muoiono (si parla di necrosi tissutale) a causa di una ischemia, cioè di una riduzione parziale o di un’assenza totale del flusso del sangue nell’area, dovuta a un’ostruzione delle arterie coronariche.

Un’ostruzione delle arterie coronariche può essere provocata da diversi fattori. I più comuni sono:

• aterosclerosi (restringimento del vaso sanguigno per la presenza di placche lipidiche);

• trombosi (ostruzione causata da trombo);

• embolia (restringimento o ostruzione da embolo).

I sintomi di infarto sono generalmente dolore intenso al centro del petto, che può estendersi a spalla, braccio, schiena, stomaco e viso, senso di oppressione al torace, sudorazione fredda, mancanza di respiro, nausea e vomito, svenimento.

L’infarto del miocardio, in base alla severità, può essere trattato farmacologicamente o con interventi come l’angioplastica coronarica, che dilata la vena e ripristina il regolare flusso sanguigno, o il bypass coronarico.

Ischemia cardiaca

L’ischemia è il nome che prende la riduzione dell’apporto di ossigeno al cuore, causata da un’insufficiente irrorazione sanguigna, a sua volta provocata da un restringimento di una arteria coronarica.

Questa problematica può essere transitoria e reversibile o irreversibile e protratta, come succede in caso di infarto. Nel primo caso, le cellule riescono a riprendere le loro funzioni, nel secondo si verifica una vera e propria morte cellulare. Una patologia reversibile può essere silente, asintomatica, oppure provocare una angina pectoris. In caso di manifestazione protratta, si configura il quadro dell’infarto, con dolore anginoso che non passa neppure a riposo, ed è fondamentale contattare tempestivamente i soccorsi medici.

Tenendo conto dell’entità, si tratta con farmaci o con interventi come bypass coronarico o angioplastica.

Angina pectoris

L’angina pectoris è una sofferenza cardiaca causata da uno scarso afflusso di sangue temporaneo (che provoca una carenza di ossigeno, cioè un’ischemia, al cuore). Si manifesta con dolore al petto che si irradia a braccia, schiena, collo, e può essere provocata da una stenosi, cioè da un restringimento delle arterie coronarie.

Un’angina può essere stabile (detta angina da sforzo, che non mette in pericolo la vita del paziente, ma rappresenta un campanello d’allarme) o instabile (più grave, in quanto può portare a infarto acuto del miocardio).

In base alla gravità, le angine vengono trattate con farmaci o con interventi mininvasivi come l’impianto di stent o di bypass coronarico, per risolvere il restringimento alla base dello scarso afflusso sanguigno al cuore.

Fondamentale, per la prevenzione, modificare lo stile di vita, puntando su un’alimentazione sana e su attività fisica moderata, ma regolare.

Arresto cardiaco

L’arresto cardiaco si verifica quando il cuore smette di battere (e, dunque, di pompare il sangue al resto del corpo). Può avere molteplici nature e portare a morte entro pochi minuti. Per questo, come nel caso dell’infarto, è fondamentale intervenire tempestivamente. L’infarto, nei casi più gravi, può essere una delle cause che provoca arresto cardiaco.

Ictus

Con il termine ictus si intende una scarsa perfusione sanguigna (cioè un’ischemia) al cervello, con conseguente morte (necrosi) delle cellule cerebrali. Si parla, infatti, di ictus cerebrale, che può essere di due tipi: ischemico (il più frequente, causato da una trombosi che impedisce la corretta circolazione sanguigna), emorragico (causato da un’emorragia cerebrale determinata dalla rottura di un vaso sanguigno, spesso un aneurisma). In base alla gravità della carenza di ossigeno, il cervello può subire danni più o meno permanenti, ma anche il decesso del paziente.

I sintomi principali sono:

• forte dolore alla testa;

• senso di malessere generale;

• perdita di coscienza.

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