Servizio di Mammografia del Centro San Camillo – Poliambulatorio Bari

La visita senologica è un esame completo del seno, non doloroso ed effettuato senza l’utilizzo di particolari strumentazioni, eseguita da un medico esperto in senologia. E’ indicata sia per le pazienti che hanno già una diagnosi precisa della malattia, sia per le pazienti asintomatiche, come anche per coloro che, presentando noduli, secrezioni del capezzolo, stati infiammatori  riguardanti una o entrambe le mammelle, possono essere invitate dal proprio medico dedicato alla senologia.

Come si svolge la visita senologica? visita senologica

Nella prima parte della visita, alla paziente vengono poste alcune domande per indagare la sua storia clinica e le sue abitudini (anamnesi):  abitudini alimentari,  vizio del fumo,  consumo di alcol, livello di attività fisica e di sedentarietà, eventuali patologie,  presenza di casi di tumore del seno in famiglia, età del primo ciclo mestruale e/o all’inizio della menopausa,  gravidanze,  terapie ormonali eventualmente seguite e assunzione di farmaci. Si procede poi con la seconda fase, nella quale viene eseguito un esame clinico basato sull’osservazione e la palpazione accurata di tutte e due le mammelle. In base a ciò che il medico rileva, al termine dell’esame si potrà: stilare una diagnosi precisa e prescrivere la terapia più giusta per la paziente oppure, in base al sospetto diagnostico, chiedere altri esami per approfondimenti (come ad esempio l’ecografia mammaria, la mammografia e la biopsia).

QUANTO E’ DIFFUSO IL TUMORE DELLA MAMMELLA? statistica-tumore-seno

Si tratta del tumore più frequente nella donna: in Italia si registrano circa 40.000 nuovi casi all’anno e si calcola che una donna su 8 si ammali di questa patologia. Grazie a sempre più aggiornati programmi di screening, da circa un ventennio si sta registrando una diminuzione della mortalità che si contrappone ad un aumento dell’incidenza.

QUALI SONO I PRINCIPALI FATTORI DI RISCHIO?

Esistono fattori di rischio legati a caratteristiche fisiologiche  della persona, non modificabili. Altri invece sono legati ad abitudini di vita  sulle quali è possibile intervenire.

    Età: il più importante tra i fattori di rischio è sicuramente rappresentato dall’età. Oltre l’80% dei tumori insorge dopo i 50 anni.

    Finestra estrogenica: la donna nel corso della vita è sottoposta all’azione degli estrogeni dalla prima mestruazione (menarca) all’ultima (menopausa). Quanto più questa finestra è ampia (menarca precoce e/o menopausa tardiva) tanto più aumenta il rischio. Ogni interruzione di questa finestra (come in caso di gravidanza o allattamento) risulta protettiva e diminuisce il rischio di comparsa del tumore.

    Famigliarità ed ereditarietà: sono due concetti differenti. L’ereditarietà è legata a delle alterazioni genomiche (alcune delle quali note come quelle a carico dei geni BRCA 1 E 2) che portano ad un aumento del rischio percentualmente valutabile. I tumori ereditari rappresentano però una piccola percentuale dei tumori famigliari (circa il 5-10%) ed è necessaria una accurata raccolta della storia della paziente prima di poter proporre un test genetico. La famigliarità rappresenta semplicemente una maggior predisposizione.

    Alimentazione ed obesità: come in tutti i tumori, l’alimentazione è fondamentale per prevenire il rischio di neoplasie. Consumare frutta e verdura (almeno 5 porzioni al giorno) è protettivo sull’insorgenza di neoplasie, così come preferire il pesce e le carni bianche. In fase postmenopausale, l’obesità è un fattore di rischio poiché può portare alla sindrome metabolica, ovvero all’alterata produzione di insulina e quindi di ormoni che possono favorire l’insorgenza del tumore al seno. L’attività fisica risulta in tal senso protettiva e consigliata ad ogni età.

    Alcol e fumo:  abitudini errate legate al consumo di alcolici o al fumo rappresentano un fattore di rischio.

    Terapia ormonale: mentre la pillola sostitutiva può portare ad un aumento del rischio se consumata per diversi anni (almeno 20), maggiori precauzioni vanno prese in caso di terapia ormonale sostitutiva in periodo post menopausale.

QUALE PREVENZIONE?

Nei confronti delle malattie possono essere applicati due tipi di prevenzione: quella primaria in cui si eliminano i fattori e le cause evitandone l’insorgenza o la secondaria, intesa come diagnosi precoce.

Nel caso di tumore alla mammella è difficile applicare una prevenzione primaria. Si preferisce attuare esami che possano portare ad una individuazione precoce della neoplasia e quindi ad una terapia (chirurgica) che sia radicale e risolutiva quando la neoplasia si verifichi in stadio iniziale.

In tal senso l’autopalpazione risulta utile, ma non può sostituire gli esami strumentali per accuratezza. È utile per conoscersi e quindi verificare eventuali cambiamenti insorti nel tempo. Andrebbe effettuata con cadenza mensile, lontana dal ciclo. L’autopalpazione porta la donna a conoscersi e all’attenzione verso di sé, requisito iniziale e fondamentale per attuare una corretta prevenzione.

La visita senologica specialistica è un momento importante che deve essere effettuato da medici specializzati in ambito senologico (oncologico o chirurgico). Da sola non può escludere la presenza di neoplasie mammarie, ma deve essere integrata con esami strumentali che, quasi come un vestito su misura, il medico dovrà indicare a seconda dell’età, delle caratteristiche anatomiche e dei principali fattori di rischio di cui la paziente risulterà volta per volta portatrice.

Gli esami strumentali complementari  senologica-ecografia

L’ecografia utilizza ultrasuoni. Valuta meglio le mammelle più ghiandolari: è pertanto l’esame maggiormente indicato nelle donne giovani. Inoltre riesce a determinare meglio le caratteristiche dei noduli, valutandone la consistenza solida o liquida. Non viene utilizzata però (dopo i 40 anni) come unico esame diagnostico, ma completa la definizione iconografica del seno affiancando la mammografia.

La mammografia è un esame semplice che utilizza radiazioni con un rischio molto limitato di indurre un tumore. Attualmente è stata adottata la tecnologia digitale, disponibile nei centri più avanzati, che permette una migliore definizione delle immagini con una irradiazione inferiore. E’ l’esame principale in tutte le pazienti con oltre 40 anni. Nelle mammelle più ghiandolari é sempre opportuno il completamento diagnostico con una ecografia.

La risonanza magnetica viene indicata in casi particolari, quando cioè le tecniche tradizionali non risultano dirimenti. Grazie alla possibilità di valutare l’organo secondo più piani di studio, l’RM offre un’elevata panoramicità della ghiandola e la possibilità di visione bilaterale delle mammelle. Si tratta di un’indagine di secondo livello, da effettuarsi in seguito a mammografia ed ecografia, che spesso fornisce dati aggiuntivi (di estensione, di morfologia, di vascolarizzazione e di attività metabolica) ai risultati già ottenuti con l’imaging senologico tradizionale. Questo può valere in caso di controlli in presenza di protesi o in esiti di intervento chirurgico.

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