La demenza è una problematica sempre più diffusa: in Italia si contano 1,4 milioni di diagnosi (di cui il 60% di Alzheimer). A causa dell’invecchiamento della popolazione, però, si prevede che questo numero possa raddoppiare o triplicare entro il 2050.

I sintomi dell’Alzheimer variano notevolmente in base alla fase della patologia e da individuo a individuo. Generalmente nei primi stadi si rilevano vuoti di memoria e una lieve confusione in contesti diversi da quelli abitudinari. In stadi intermedi la difficoltà nel ricordare e il senso di smarrimento peggiorano, e il paziente può di conseguenza essere più aggressivo o rifugiarsi nella passività. In una fase avanzata, subentrano difficoltà di parola, deficit cognitivi debilitanti, ansia o paranoia.

La perdita di memoria è senz’altro il sintomo che spaventa maggiormente chi riceve la diagnosi e i suoi familiari. Oggi esistono efficaci terapie cognitive psicologiche che puntano a preservare il residuo mnestico, unitamente a eventuali terapie farmacologiche validate come conservative della memoria. Ne abbiamo parlato con Nunzia Santacroce, Psicologa e Psicoterapeuta Specialista in Psicologia Clinica del Poliambulatorio Centro San Camillo di Bari.

La stimolazione cognitiva nel trattamento della demenza

La stimolazione cognitiva è una delle terapie psicosociali più promettenti nei casi di demenza e di Alzheimer. Va associata a terapie farmacologiche a base di rivastigmina, galantamina e donepezil per rallentare lo sviluppo della malattia e migliorare la qualità della vita.

Gli obiettivi fondamentali sono:

  • contrastare il declino cognitivo;
  • favorire i meccanismi di compensazione;
  • promuovere la qualità della vita del paziente;
  • risolvere o controllare i problemi comportamentali;
  • ridurre lo stress di chi assiste.

La stimolazione cognitiva: i metodi

Le tipologie di trattamento sono moltissime ed eterogenee. Tuttavia presentano un tratto in comune, la stimolazione, che sia di attenzione e memoria, di linguaggio e comunicazione, di orientamento spazio-temporale.

Le principali metodiche utilizzate sono:

  • la ROT (Reality Orientation Therapy);
  • la Reminescenza;
  • la Validation Therapy.

La ROT ha lo scopo di ridurre la tendenza all’isolamento del paziente stimolandolo alla partecipazione con chi lo circonda e con l’ambiente grazie a input verbali, visivi, scritti e uditivo/musicali.

La Terapia della Reminiscenza prevende il richiamo ai ricordi del passato utilizzati per stimolare le risorse mnesiche residue.

Il Metodo Validation spinge a comunicare con i pazienti disorientati aiutandoli a riconoscere sentimenti e emozioni, al fine di promuoverne l’autostima, di migliorare la comunicazione, di ridurre l’isolamento.

L’attività di stimolazione cognitiva deve essere svolta da uno psicologo specializzato in riabilitazione. Inoltre viene progettata in base alle problematiche e alle necessità del singolo paziente, per una maggior efficacia.

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